domenica 4 marzo 2012

Sarajevo 20 anni dopo. Never again?

Milano e Sarajevo: due città culturalmente e storicamente distanti ma non per la sfida che oggi si trovano a vivere nello spaccato di una società chiamata ad essere multiculturale e multireligiosa.
Ci siamo incontrati e abbiamo azzardato costruire un ponte di attività, un legame forte e progettuale che parte dal tema condiviso e urgente dell’educazione delle nuove generazioni.
Dall’estate del 2008 a oggi, in esperienze come campi di lavoro, trasporti umanitari, accoglienza di minori in viaggi solidaristici il ponte è stato percorso in entrambe le direzioni da oltre un centinaio di persone, soprattutto giovani. Oggi la nostra cooperazione ha acceso a Sarajevo un centro giovanile che vuole essere un punto aggregativo ed educativo.

Nell’aprile del 2012 ricorre il XX anniversario dello scoppio della guerra a Sarajevo e in tutta la Bosnia. In quella pagina drammatica il miraggio della coesistenza sembrava spegnersi e annegare nel sangue di oltre 130 mila vittime. Questa pagina è stata dimenticata oppure tutto è stato troppo frettolosamente incasellato nel pregiudizio che la guerra sia stata l’esplosione incomprensibile di odi balcanici radicati nei secoli. In realtà dietro a quella violenza inimmaginabile, che ha riesumato dagli archivi della memoria europea lager ed eccidi, stavano politiche nazionalistiche e chiusure al diverso diventato presto un nemico, pregiudizi non estranei anche a noi.

Vorremmo pertanto organizzare una due giorni di commemorazione nel ventennale dello scoppio della guerra a Sarajevo il 30 e 31 marzo 2012 per non dimenticare e per sentire forte il monito per la nostra città chiamata ad azzardare la sfida della coesistenza fra identità e culture diverse, per una comune progettazione della realtà sociale: per questo al centro dell’evento figura un incontro a tema interreligioso.

Questa due giorni inoltre sarà l’occasione per ribadire l’impegno di numerosissime realtà italiane di privato sociale e pubbliche che hanno cooperato con la Bosnia per la sua emancipazione e oggi si trovano a sognare il suo ingresso in Europa: per la prima volta ci si incontrerà alla pari per pensare ad un agire più forte perché in rete. Infine, con il linguaggio della musica, del teatro e della poesia e della letteratura si cercherà di penetrare oltre la cronaca sfilacciata dei giorni di guerra per riascoltare il dramma di chi ancora oggi porta ferite che chiedono Giustizia.