lunedì 1 febbraio 2010

Sarajevo, un biglietto di A/R

Mi scuso in partenza con chi non ha trovato, in diretta da Sarajevo, nessun post su questo blog ma mi è stato impossibile: ogni volta che io avrei potuto connettermi, internet non era utilizzabile! Lo faccio da casa e non è poi così un male: è stata, quella di questi giorni, un'esperienza intensissima ma molto rapida e ora mi ritrovo nel cuore un fascio di emozioni, incontri, progetti da ascoltare e da lasciare decantare.
Siamo arrivati in Bosnia dopo una notte intera di viaggio e ci hanno accolto, alla frontiera, ben -15 gradi e tanta, tanta neve. Ma mi ha sorpreso come l'organizzazione di questo poverissimo Stato, di fronte probabilmente all'ordinarietà della neve, sia molto più efficiente di quella di Milano!
Sarajevo ci ha spalancato le sue braccia con la caoticità del traffico abituale, senza differenza di stagione, con i suoi tram colorati, con le sue case ancora bucherellate, a cui però non prestiamo più molta attenzione, con le sue moschee e con i canti dei muezzin che si perdono nell'aria con il fumo nero dei comignoli delle case e delle fabbriche.
La nostra spedizione contava 18 persone fra giovani e adolescenti. La sede di Sprofondo è stata la nostra casa anche questa volta: casa, sì! Ci sentiamo infatti a casa in quei pochi locali e a casa ci sentiamoa anche a Sarajevo perchè ormai sappiamo come muoverci, dove andare anche a fare la spesa.
Ma fra i nostri ci sentiamo qaundo incontriamo i bambini dell'SOS Village - purtroppo quelli dell'orfanotrofio pubblico non riusciamo ad incontrarli immediatamente, sono troppe le pastoie burocratiche - con cui ci fermiamo in un'epica battaglia a palle di neve!
Il carico di aiuti umanitari - il motivo di questa spedizione è per accompagnare lo scarico della merce e iniziare la distribuzione - arriva venerdì mattina. In poco tempo formiamo una catena di braccia che scarica velocemente il camion e riempie in tutta fretta il magazzino della casa: siamo legati da una passione comune, anche amare, dirà Claudio sabato sera, qaundo si fa insieme, è più facile! E sabato mattina invece lo dedichiamo a portare la merce all'SOS Village e finalemnte anche all'orfanotrofio pubblico. Nel primo ci accoglie la direttrice con una gentilezza disarmante e poi entriamo in una casa per fare festa con alcuni bambini e la loro mamma affidataria. La tavola imbandita è segno di un'sopitalità che allarga il cuore. I nostri doni, lo dico ai nostri, non sono altro che il segno di gratitudine per ragazzi e storie che ci hanno cambiato la vita, un piccolo gesto di riconoscenza dovuta: i volti di questi bambini ci hanno aiutato a capire che c'è più gioia nel dare che nel ricevere, e non è poco!
All'orfanotrofio pubblico invece siamo attesi da una compassata pedagogista che ci racconta la vita e il ritmo della struttura. Ma la cosa più bella è quando arrivano alcuni ragazzi con cui i nostri adolescenti sono rimasti in contatto da questa estate: sono 5 o 6 ragazzi chiamati lì per nome da alcuni amici italiani. Chiamati per nome...segno di una conoscenza che strappa dall'anonimato, di un ri-conoscere, di un riconoscimento. E mi commuovo a vedere gli abbracci e i sorrisi che sciolgono le distanze e le incomprensioni fra due lingue così diverse.
Sarajevo...quanti doni ancora ricevuti! Partiamo domenica mattina presto, accompagnati da una nevicata eccezionale, un mantello bianco che copre la nostra stanchezza e anche la nostra nostalgia!

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