domenica 30 agosto 2009

srebrenica


Ieri, parecchio presto, ci siamo messi in cammino per Srebrenica. Un pellegrinaggio per vedere, cercare di capire, cambiare il cuore.
Circa 15 anni fa le truppe serbe, con il tacito accordo dell'ONU, hanno massacrato piu' di 8.000 uomini solo perche' musulmani, perche', a loro avviso, si doveva fare pulizia etnica dello straniero, del diverso all'improvviso diventato ostile e minaccioso.
Il tempo scorre veloce sulla strada fra piccoli paesi rurali e sterminate pianure incastonate ai piedi di colline aspre. A Srebrenica non c'e' molto da vedere: si fa visita ad un cimitero con circa 2500 lapidi, gli altri cadaveri sono da ritrovare o da identificare, e si visita la fabbrica dove c'era la sede dei caschi blu e poi dove e' stato consumato l'eccidio e sono state violentate le donne con lo stupido scopo di far nascere da ventri musulmani bambini serbi.
E il pensiero va al seme di violenza che qui si e' fatto barbarie e brutalita'. Se in altri momenti ti chiedi dov'e' Dio qui ti chiedi dov'e' l'uomo.
E penso anche al nostro Paese dove essere stranieri sta diventando sinonimo di usurpatore e ladro, dove si lasciano naufragare senza pieta' vite in cerca di riscatto. A cosa ci porteranno gli scellerati progetti a corto respiro dei nostri responsabili, a cosa i nostri pregiudizi e le nostre porte sbattute in faccia per arroccarci su privilegi e comodita' indebitamente sottratte e mai condivise con i poveri dle mondo?
Il sangue di Srebrenica si fa appello perche' non sia mai piu'.
Don't forget, Srebrenica. Mai piu'!

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