giovedì 27 agosto 2009

entrando in una casa donatele la pace


Stamattina ho deciso di accompagnare i giovani nella consegna dei pacchi viveri ad alcune famiglie disagiate del quartiere. Pensavo che mi sarebbero mancati i bambini dell'orfanotrofio e cosi', in parte, e' stato!
Subito dopo colazione siamo scesi in questa piccola cantina del Centro a preparare i viveri: grossi scatoloni pieni soprattutto di pasta e generi di prima necessita' oltre che di pacchi interi di pannoloni.
Caricate le scatole sul pulmino, abbiamo preso a girare per le strade di questa trafficata citta' - i sarajeviti guidano come pazzi, sfrecciano sulle loro rumorose macchine: qualcuno dice che non hanno ancora perso l'abitudine presa ai tempi della guerra quando solo rallentare voleva dire poter morire sotto il tiro di un cecchino - e di tanto in tanto abbiamo fatto sosta ai piedi di altissimi palazzi di evidente architettura popolare degli anni del Comunismo dove all'interno vivono, meglio sarebbe dire sopravvivono, centinaia di famiglie fra gli stenti di una magrissima pensione (200 euro), i ricordi della guerra che i segni sui muri non smettono di portare alla luce (una casa e' stata sventrata da una granata e tutto e' rimasto fermo ad allora), la poverta' di adesso e le malattie. Una signora ci dice che in medicine per la sua ipertensione e per la gastrite spende al mese circa 50 euro, esattamente un quarto della sua rendita. Ho pensato a Roberto e a come sarebbe bello se un medico potesse accompagnarci in questo servizio!
Ma il sorriso che ti accoglie quando si apre la porta, il bacio o la stretta di mano, la voglia di ricambiare il poco bene che hai dato almeno con un bicchere d'acqua sono commoventi. E io pensavo alla pace, quella che il Vangelo promette a chi ti accoglie in nome di Cristo. La pace scenda su questa casa e su di noi scenda invece l'inquietudine di un mondo ingiusto, scenda la voglia di una rivoluzione per mano dei poveri perche' gia' qui e ora gli affamati siano colmati di beni.
Oggi pomeriggio siamo stati in giro per la citta' alla ricerca di esperienze di pace e di convivenza fra le religioni e le etnie. Che bella la scuola cattolica a prezzo zero per tutti i bambini del quartiere, il sogno di una Chiesa che investe sul futuro a partire dai bambini e dai giovani e non si arrocca sui propri privilegi o gioca in difesa per paura di perdere il confronto con le altre religioni. Una vera e propria sfida se si pensa che a Sarajevo city il 90% della popolazione e' musulmana, un vero e proprio segno profetico nato durante la guerra come il mandorlo di Geremia che fiorisce quando e' ancora inverno. Mi piacerebbe un gemellaggio con la mia scuola, mi piacerebbe portare nel bellssimo auditorium i ragazzi della compagnia SNEC magari con un musical con a tema la pace! Ne dovro' parlare con Claudia!
Concludo pensando stasera ai nostri ragazzi mentre il giorno si chiude e il silenzio scende a coprire un'altra giornata intensa. E' bastata una provocazione sull'amicizia per rimettere in discussione alcuni di loro e per accendere il desiderio di crescere in sensibilita' verso gli altri. Sogno con loro un oratorio che sia non solo incrocio di gruppi ma comunita' dove ci si accoglie e ci si ama nella convivialita' delle differenze, dove l'altro e' sempre un dono.
Buonanotte, Sarajevo. La benedizione di Dio, l'unico e l'onnipotente, il Padre ti accarezzi e lenisca le tue ferite.

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